Il vecchio stava seduto lì, davanti alla sua casetta, in uno stretto vicolo di Baschi, e non la smetteva più di parlare. Non avevo proprio la forza di rispondergli, dopo quel saliscendi nel centro storico fatto di stradine, viuzze e abitazioni, i cosiddetti “buchi”…con le porte e le finestre ricavate a forza dalla pietra grigia. Me l’ero voluta: ero in anticipo, e mi ero fermato al bar all’ingresso del paese, proprio dove la SS 205 gira per andare verso Amelia. Avevo suscitato subito l’interesse di tutti :“Turista?” mi aveva chiesto la cassiera “No, archeologo” avevo risposto io. Fa sempre impressione definirti così…e ti danno più ascolto, di solito: “ho appuntamento al Museo, ma sono in anticipo”.

“Beh, fatti allora una chiacchierata con il Nebbia, lui si che ne sa!” mi dicono tre tipi trascurando per un attimo la partita a carte e dandosi di gomito. Ecco allora ripagata la mia presunzione! .. e il motivo del soprannome del vecchio che mi sta parlando ininterrottamente da almeno 10 minuti: Nebbia, appunto, perché tra la fatica del saliscendi e il bombardamento delle sue parole ti si annebbia il cervello..

Mi avevano fornito delle indicazioni generiche tipo, sapete, “gira di qui, sali di là…tanto lo riconosci, sta sempre seduto davanti casa a guardare l’infinito”. Avevo notato gli ammiccamenti complici tra loro, ma tempo da perdere ne avevo e poi, lui era veramente lì, seduto, davanti a una porta verde.

Ma, aspettate, pare si sia accorto del mio stato semiconfusionale, perché d’improvviso si ferma: “Vieni con me”, dice. Ritorno in me e lo seguo: a dispetto dell’età gira l’angolo, passa un vicolo, ne imbocca un altro e poi, improvvisamente, si blocca su una terrazza davanti alla meravigliosa vista della Valle del Tevere che, proprio a Baschi, si apre in una pianura alluvionale dopo aver passato la strettoria dinanzi al paese..

“Vedi il fiume?” “I Galli venivano da Roma seguendo la stessa strada oggi percorsa dai binari. Una selva informe di rozzi barbari con i carri del tesoro strappato a Roma,e poi il famoso riscatto”.”Si lo so la battaglia di Veascium” faccio io.. e lui, come se non esistessi, indica i luoghi con quel braccio ossuto e la mano scarnificata:“Eravamo assetati di vendetta, così come i Galli lo erano per il caldo torrido di quel 16 luglio del 389.. ”… Ora che ci penso la sua mano aveva degli anelli mai visti.. anzi, li avevo visti, ma in un museo! E che ci fanno anelli così nelle mani di un vecchio?..

Lui continua: ”Noi avevamo attraversato il Tevere, proprio dinanzi alla città,e ci eravamo nascosti lì dove adesso, vedi – e me la indica – c’è quella vecchia torre mezza distrutta”. Si la vedo. “I Galli avevano le file assottigliate per passare tra il fiume e la collina, prima venivano i guerrieri e poi la donne e poi i carri e tra questi, ne eravamo sicuri, il bottino razziato a Roma Eterna” Ma perché dice noi? La cosa comincia ad inquietarmi, ho incontrato un vecchio pazzo…devo andare al Museo, e devo trovare una scusa per lasciarlo. Ma lui continua: “Do il segnale e ci gettiamo a capofitto contro di loro, vendicando l’Allia. Il Tevere si tinse di rosso quel giorno e Marte ebbe la sua scorta di sacrifici..”. Si accalora e temo per la sua salute, in fondo è luglio anche oggi e fa caldo, e noi stiamo su una terrazza, al sole, e non più tra i freschi vicoli di Baschi.

E mi fa, ancora: “E perché credi che l’autostrada, tutta dritta come le strade romane, faccia qui una S prima di ricominciare a correre per Orvieto? Per rispettare il luogo della battaglia, mica i binari…”

“Ma no” faccio io, e guardo giù, verso l’Autostrada del Sole, che si, effettivamente, fa una doppia S sotto i paese per passare da una riva all’altra del fiume. “La storia va scritta dai materiali che noi archeologi troviamo e poi non mi pare di aver letto di tutti questi particolari che mi dice…”. Vado per girarmi, facendomi grande con il mio sapere e provando a carpirne l’attenzione: allora mi giro sicuro di me e.. il Nebbia non c’è più.. svanito.

Baschi era l’antica città di Veascium, dovesecondo una fonte antica i Galli, capeggiati da Brenno, furono battuti da Furio Camillo sette mesi dopo la battaglia del fiume Allia, il 16 luglio del 364 ab urbe condita, corrispondente al 389 a.C.

La ricostruzione è di fantasia, ispirata a un personaggio di uno sceneggiato anni 70, che vi lascio indovinare, e alle parole di Diodoro Siculo(14, 117, 5), ma non è detto che le cose non siano effettivamente andate così. Intanto vale certamente la pena visitare Baschi e magari fare un salto all’Antiquarium proprio sotto al Palazzo Comunale.

 

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Tel. +39 335 7267594
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