“Tutto il mondo è un palcoscenico, e gli uomini e le donne sono soltanto attori. Hanno le loro uscite come le loro entrate, e nella vita ognuno recita molte parti, ed i suoi atti sono sette età.”

Oggi il teatro è chiuso. Ci svegliamo tardi, noi gente dello spettacolo. Solo alle 11.30  ho raccolto con fatica le mie idee, ho sconfitto il sonno nel caffè della mattina e mi sono accinto a rileggere il copione: stavolta sono Jacques, il malinconico Jacques nella commedia di  W. Shakespeare  “As you like it”, “Come vi piace”.

Dobbiamo debuttare all’Auditorium di San Domenico, qui a Foligno…ma da stamattina ho in mente delle mie battute solo una frase, quella che leggete qui sopra, e non riesco ad andare avanti. Esco, al diavolo, prendo il copione e, magari approfittando della bella giornata, me ne vado al Parco dei Canapè…  “Tutto il mondo è un palcoscenico e gli uomini e le donne sono soltanto attori”…attraverso via XX settembre mentre ripeto l’incipit, anzi è l’incipit che entra nella mia testa mentre osservo la gente che, in bici o a piedi, è lungo la via. Faccio per girare per la Piazza del Grano ma inciampo, come un cretino. Mi sollevo, schivo lo sguardo compassionevole di una vecchina, imbocco la via  e sbam… cade a pochi passi da me un pezzo di tegola….”Il vento è stato  il vento” dice una signora affacciata . Ma quale vento dico tra me e me… Meglio continuare per la stessa via, girerò più tardi: sembra quasi che qualcosa o qualcuno, oggi, mi indichi la strada. Hanno le loro uscite come le loro entrate, nella vita ognuno recita molte parti.. “Si la parte dell’assassino” mi dico mentre percorro la via schivando gente in bicicletta. Ma capisco che sono io a camminare come uno scemo, a strattoni. Sto per arrivare a Piazza della Repubblica, da dove girerò finalmente per il Parco. Il copione pesa, ma lo tengo ben saldo. Un suono assordante nelle orecchie, come una campana che emette urlando una sola nota, strana. Un attimo, è bastato un attimo e il faldone mi cade dalle mani. Raccolgo i fogli sparsi e guardo sopra di me: c’è un arco che collega un palazzo a quella che è sicuramente una chiesa: “San Feliciano” mi dice il ragazzo che mi aiuta a raccogliere, … “ed i suoi atti sono sette età” . Il ragazzo mi dice qualcosa ma non lo sento: mi rimbomba continuamente questa ultima frase.  Dice altro:  “….e poi nell’arco ci sono gli affreschi con le sette età dell’uomo…” sento solo l’ultima frase. Mi blocco. Gli sorrido e d‘istinto, senza pensare,  gli chiedo come si fa a vederlo ‘sto affresco. E lui: “Semplice, gira l’angolo e entra a Palazzo Trinci”. Ehi, calmi tutti, perché devo andare a Palazzo Trinci? Mi viene da ridere, ma non nascondo che sono un po’ preoccupato mentre entro nella corte e salgo le scale a due a due. Mi accoglie una ragazza gentile che travolgo come un treno quando domando, senza dire nemmeno buongiorno: “Dove sono le sette età dell’uomo?” Mi guarda un po’ preoccupata, ma si offre di accompagnarmi. Salgo le scale, passo accanto alla Loggia di Romolo e Remo, che mi riprometto di ammirare con più attenzione, dopo, ed entro con lei nella Sala delle Arti liberali e dei Pianeti dove, dice, ci sono finalmente le età dell’uomo. “Non qui”, ancora la voce che rimbomba “NON QUI!”…lei mi osserva stupita e fa un passo indietro. La capisco: non mi riconosco nemmeno io. “Nell’arco per favore” balbetto. Sono inebriato dagli affreschi, devo avere una faccia stralunata perché mi lascia entrare da solo, restando all’ingresso. Evito con terrore una botola chiusa sul pavimento, che vedo come se fosse aperta e…. sono qui: mi prende un senso di pace, mentre osservo un vecchio Re Artù, Romolo, David, immersi nella loro grandezza e, finalmente, nella parete opposta, ritratti nel dipinto che rappresenta il  giardino della vita: un bambino che forse giocava con un cane, ora scomparso, un ragazzo che tira con l’arco e un giovane a cavallo impettito e poi via via fino alla vecchiaia.. e scritte, scritte svolazzanti in francese antico. Non mi stupisco più di niente: io le so leggere, e la cosa non mi fa paura, ora. Mi soffermo sull’ultima: Vecchio, perché sei così debole? Tutto finisce, salvo le buone opere. E se la dicessi domani alla prima?

Shakespeare sembra voglia ricordarci che la natura più intatta, in contrasto con la passionale e turbolenta città, stempera gli istinti ferini degli uomini volgendoli alla lealtà e al bene. E sicuramente la bellezza degli affreschi ha contribuito a fare di un successo la perfomance del nostro attore sconosciuto.

Il racconto è di fantasia, ma se volete gli affreschi con le Età dell’Uomo sono a Palazzo Trinci dove, insieme a questi, ci si può immergere nella meraviglia e nell’inaspettato.

 

Info e prenotazioni:
0742-330585 /600
museotrinci@comune.foligno.pg.it
palazzotrinci@gmail.com
www.coopculture.it

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